"Venga Tu dall'Inferno o dal Cielo, che importa, Bellezza , mostro immane, mostro candido e fosco, se il tuo piede, il tuo sguardo, il tuo viso m'aprono la porta di un infinito che amo e non conosco?

Arcangelo o Sirena, da Satana o da Dio, che importa se tu, Demone dagli occhi di velluto, Luce, Profumo, Musica, unico bene mio, rendi più dolce il mondo, meno triste l'amara vita?"

 

(Charles Baudelaire, "Inno alla Bellezza")


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Mi presento

 

Non sono un poeta , non sono un fotografo ma mi piace scrivere e fotografare. Queste due azioni, in sostanza molto diverse, sono parte di una ricerca che mi porta ad inseguire ciò che appare dietro il visibile. Può sembrare una contraddizione trattandosi di mezzi espressivi molto legati alla descrizione ma credo che non sia possibile scindere ciò che abitualmente definiamo soggetto e oggetto.

La realtà, ciò che chiamiamo così, è anche una proiezione del nostro essere. Per fotografare, scrivere e comporre versi non basta un punto di vista ma la comprensione, intesa come abbraccio, di una situazione, di un sentimento, di un'anima. Esiste un'empatia tra soggetto e oggetto, una dialettica che permette il fondersi del tutto. In questa alchimia, allo stesso tempo, tutto ha la capacità di restare distinto, delineato, riconoscibile e a disposizione di chi legge, ascolta, guarda. Se il traduttore, per rendere il significato di un'opera, non può prescindere dal tradimento del testo, il fotografo offre la sua interpretazione delle possibili realtà. In tutto ciò può rientrare anche una componente di gioco, di invenzione e di stravolgimento che in barba alle regole delle grammatiche o del gusto dettato dalle mode, può anch'essa contribuire ad esprimere un approccio inconsueto ma non per questo meno importante del "vero".